Choc room

Da una tragica notizia del CdS, si apprende che:

Per terra resta tanto sangue e si precipitano i soccorsi del 118. Un turista svizzero di 51 anni viene centrato in pieno. Da subito sembra gravissimo: va più volte in arresto cardiaco, gli amputano un braccio. Poi la corsa in ospedale, dove morirà poco dopo l’arrivo nella choc room del Niguarda.

Una stanza fatta di cioccolato?

Una stanza piena di cioccolato?

Oppure si tratta di un ibrido anglo-francese?

Imbrigliando il mio irruente lato faceto, mi domando se davvero ci sia il bisogno di approdare a questa bruttura eteroclita. Bene se si trattasse di un testo scritto per un pubblico residente a Houston o Chicago. E se il testo fosse in inglese. Ma l’italiano mi pare che già disponga di ‘sala rossa’ se proprio si volesse ricorrere al gergo. Forse ‘shock room’ è più sensazionale? Choc room di certo è ridicolo.

Piumino

Interestingly enough, this word has several translations in English.

  • the actual material: down
  • A puffer jacket, puffer coat or down jacket
  • a comforter or duvet – though fairly different concepts in the US and the UK.
  • a feather duster
  • a feathered dart
  • a type of cottongrass
  • a powder puff

Tele-pass-in-culo

Si apprende dalla stampa che “Dal primo luglio 2024 il canone Base Telepass costerà 3,90 euro al mese, prima si chiamava Family e costava 1,83 euro al mese.”

È un +113%, giustificato dal mutato contesto di mercato e tecnologico e avendo maturato la consapevolezza di disporre di un’esperienza, di un’offerta e di una capacità di innovazione uniche sul mercato.

L’obiettivo è quello di avere una nuova proposizione commerciale che valorizzi al meglio, anche in prospettiva, l’ecosistema della propria offerta consumer e punti, al contempo, e offrire soluzioni sempre all’avanguardia per le necessità di movimento della propria clientela in ambito urbano.

Sarebbe interessante sapere quanti e quante capirebbero l’italiano dell’AD di questa società che, nascondendosi dietro a un italiano bisunto di gergo commerciale e fumoso, tenta di giustificare un aumento incomprensibile.

Innanzitutto, già il nome commerciale elimina la parola Family – così tanto promossa dall’attuale governo – e si passa a Base – ossia, sotto questa soglia si intravedono le pezze ai gomiti e i colletti rigirati e non puoi aspettarti di meno.

La seconda affermazione innesca delle dinamiche nebuolse: cosa è cambiato nel mercato ‘mutato’ ? Il mercato è in costante mutamento. Tuttavia, Telepass ha raggiunto una consapevolezza nirvanica della propria esperienza e sa di avere un certo potenziale, per cui un addebito a priori è giustificato. Questo dato viene ribadito ‘anche in prospettiva’, ossia in futuro. Quindi meglio addebitare da subito. Poi meglio ‘offerta consumer’ anziché ‘offerta consumatori’, perché – si sa – condire con un po’ di anglicismi serve sempre.

Ma è la ‘proposizione commerciale’ che lascia perplessi. Cosa si intende per ‘proposizione’? Una proposta forse? Una ‘value proposition’ in inglese è una ‘dichiarazione di valore’ non certo una proposizione, che in italiano è pari a un enunciato.

Parafrasando dunque: l’aumento del 113% è giustificato perché il mercato è cambiato (come? in quale misura?) e sappiamo di essere gli unici ad avere la conoscenza tecnologia anche futura (?). Il nostro obiettivo è quello di migliorare (quando? In un futuro prossimo o lontano?) la nostra offerta (quindi al momento non è la migliore?) per i nostri clienti quando hanno bisogno di viaggiare o parcheggiare l’auto.

Si evince quindi una dichiarazione di intenti in virtù della quale Telepass ha il diritto di rincarare i prezzi degli abbonamenti non tanto per effettive migliorie (o per lo meno non esplicitate in queste affermazioni), bensì per la sola consapevolezza – acquisita o rivelata -della propria posizione. Giubilo sia dunque in tutto l’italico reticolato autostradale. Benvenute dunque queste entrate giustificatissime nei forzieri Mundys.

PS. Mentre scrivo, dalla sua scrivania la mia assistente Millicent mi sussurra che da anni usa Telepass e mi assicura che non ha mai notato nulla di mutato. Solo il prezzo.

Petroica ventrerosa

I recently came across the cutest bird I’ve ever seen: the pink robin.

I wonder why Italian resorted to the harsh-sounding and pompous ‘petroica ventrerosa’ to call this magnificent Australian bird.

Why not pettirosa?

Becere collocazioni e frasi strafatte.

Ma non c’è stato nulla da fare.

L’agghiacciante scoperta.

Gesto estremo.

Silenzio assordante.

Sul caso vige il massimo riserbo.

Tragico il bilancio dell’incidente.

Ferocia inaudita.

Per mettere la parola fine.

Infine non poteva mancare, in un Paese dove i detersivi vengono venerati, l’onnipresente

Sporco ostinato.

Pasticceria secca

L’Italia è famosa per la sua cucina variegata e regionale. Eppure ci sarà sempre un aspetto del mangiare ‘all’italiana’ che mi lascia sconcertato: la pasticceria secca.

Mi domando da dove arrivino queste frolle o biscotti. In particolare, l’orribile frolla a forma di S

Rimane spesso – forse ripudiata – in una vetrinetta solinga in un angolino di qualche caffè ai margini di molte cittadine italiane. Di pomeriggio solitamente. Unica superstite dopo la grande razzia mattutina della viennoiserie degustata con caffè e cappuccino.

D’altronde si potrebbero mai biasimare coloro che si tenessero a debita distanza da questa frolla secca, insapore e difficilmente deglutibile?

E come tradurlo in inglese? Molti siti – spesso italiani – la traducono con dry pastries/dried pastries. Eviterei. Pastries contengono il lievito che normalmente le frolle non hanno. Queste frolle sono forse da consumarsi con il tè? Quindi potrebbe andare tea biscuits sebbene l’immagine mentale potrebbe essere diversa per un inglese o un australiano. Forse sono da considerasi fancy biscuits? A me sembrano l’antitesi di ogni forma di creatività culinaria, ma questo è un gusto squisitamente personale.

Benvenuti in Itaglia

Dal Sole24Ore di oggi 1 giugno 2023: siamo sicuri che i piani possano essere benvenuti? Proporrei un ‘benaccetti’ o ‘graditi’. L’articolo di questa famosa testata italiana non porta la firma. Resta il sospetto che gli articoli di stampa vengano sempre più tradotti dall’inglese e pochi siano gli originali.

Open to Meraviglia

Il Ministero del Turismo italiano ha lanciato una nuova campagna dal titolo Open to Meraviglia.

Una Venere con due spalle da pallavolista

Cosa significa? Purtroppo non è dato saperlo perché non è né inglese né italiano. Open è per caso un verbo all’imperativo? Un aggettivo? Meraviglia con quella maiuscola per caso un cognome? Un ibrido che non regge nemmeno se tradotto dall’italiano.

Eppure tanti soldi sono stati spesi e una grande agenzia di comunicazione è stata ingaggiata. Davvero nessuno parla l’inglese o l’italiano in questa agenzia?

Povero Botticelli per avergli deturpato la Venere. Povero Ministero del Turismo che paga milioni per una campagna pubblicitaria che fa leva su stereotipi banali in una lingua raffazzonata.

Se si va poi oltre, il sito sembra presentare quattro versioni in quattro lingue diverse. L’inglese è chiaramente quello di un parlante non madrelingua, come si evince dal seguente brano che trasuda di italiano da ogni virgola:

Make our beauties be known, from our big cities to small villages. Talk about our boundless heritage of art, nature and gastronomy. Open wide the doors of wonder to the whole world.

For us italians, this defines hospitality.

And who better than me to take you on a discovery of this beautiful country, at any time of the year?

I am Venus. Italy’s icon in today’s world, today as a virtual influencer.

Possibile che con 9 milioni di euro non si poteva ricorrere a un traduttore – o meglio copywriter – di lingua inglese?

Quanta sciatteria.

Ho la cervicale…anche no.

Please steer clear of this word in English if you’re referring to a pain in the neck.

Because ‘cervical’ in English can refer to the neck, but far more commonly to the cervix, please avoid using this term in casual conversation.

So, unless you’re discussing some medical paper (where cervical spine is appropriate for instance), just say you have a pain in the neck or you have a stiff neck.

And by the way, avere la cervicale sounds odd in Italian, too. It’s illogical because if you didn’t have one, you’d have quite a floppy head.

Pictured: A man apparently lacking the cervical spine. Thankfully, most Italians often volunteer that they have one.