Non amo criticare l’operato di altri traduttori. Quando incappi però in un libro di poesie con traduzione a fronte, è inevitabile che l’occhio vaghi e raffronti l’originale con la versione tradotta. Quando poi l’autore è uno dei massimi poeti nicaraguensi, il poeta ‘pazzo’ Alfonso Cortés, non si può tacere.
Taccio invece il nome del traduttore o della traduttrice, primo perché non sono a me note le motivazioni che hanno portato alle numerose e spesso gravi distorsioni nella versione italiana e, in secondo luogo, perché non avrebbe diritto a una replica in questo mio articolo.
Non vedo tuttavia nessuna ragione per non tentare di rimettere a fuoco le falle presenti nell’edizione di 30 Poemas de Alfonso uscita nel 1990. Premetto che non sono un ispanista e raramente lavoro con lo spagnolo. Tuttavia, credo un qualsiasi traduttore con una buona conoscenza delle due lingue noterebbe queste lacune.
Già dalla prima poesia, forse la più celebre di Cortés, Ventana, si apprende che:
…yo siento que allì (sic) vive, a flor del éxtasis feliz, mi anhelo.
Viene reso in:
…io sento che lì vive, un fiore dell’estasi felice, il mio desiderio.
Cosa ha indotto il traduttore o la traduttrice a trasformare una locuzione in un fiore? Non è dato sapere. Va detto che un lettore italiano senza alcuna conoscenza del castigliano si fiderebbe della resa. Un peccato davvero.
In La Canción del Espacio, si legge che a vivir con los astros in italiano è a vivere con gli altri; pensar que todavía diventa pensare che tuttavia.
In Desde la orilla, pájaro è reso con passero. in Sueño, la Ninfa al borde ahita è tradotto come la Ninfa al bordo stanco . In Aire congojas è così riportato: cogojas. In Angelus, locura è scritto lecura. Ma è forse in Ocaso che si raggiunge il limite della tolleranza.
Y en ese cielo de tiempos pasados, hacia los horizontes va bajando una sombra de cuerpos ignorados…
E in questo cielo di tempi passati, verso gli orizzonti va abbaiando un mucchio di corpi ignorati…
Non mi so spiegare la mancanza di cura nel riportare fedelmente l’originale né l’allontanarsi così clamorosamente dal castigliano. Un’edizione che non fa onore alla (defunta?) casa editrice che lo ha pubblicato (Edizioni Amadeus), ma che spesso travisa l’opera di un poeta, creando un caos inutile.