Transazioni proibite in Brasile

Il portoghese non è una delle mie lingue di lavoro anche se ai tempi dell’Università l’ho studiata con interesse e curiosità e ricordo già allora di vari momenti imbarazzanti intercorsi con i docenti portoghesi causati da insidiosi ‘falsos amigos’ tra l’italiano e questa sua lingua sorella. Non da ultimo l’esordio di una lettrice universitaria che al momento di presentarsi si diede della ‘mignotta’ tout court. Noi studenti rimanemmo momentaneamente impietriti prima di capire che la povera insegnante intendeva ‘minhota’ in portoghese ovviamente, ossia del Minho.

Minhota portuguesa
Outra minhota portuguesa
Mignotta italiana

Ieri sera stavo guardando un episodio di un famoso viaggiatore brasiliano che, esplorando i quattro angoli della terra, dispensa ottimi consigli di viaggio in posti incantevoli, quando ad un tratto, si ferma per rispondere a domande postate da alcuni spettatori, tra cui la seguente Já transou no avião?, seguita da un mio momento di transitoria perplessità.

Transar è un verbo che in Brasile non ha nulla a vedere con transare, verbo che i burocrati italiani amano usare al posto di transigere e che deriva per retroformazione da transazione. Non mi addentro nella diatriba tra puristi e descrittivisti, ma vale la pena segnalare che transar in Brasile significa sia ‘negoziare’ che, informalmente, ‘avere rapporti sessuali’. La seconda accezione tra l’altro appare molto diffusa.

Oltre ai classici branco, bizarro, caldo, golfinho e lixo, sarà dunque bene inserire anche questo verbo nella lista dei falsi amici per non incorrere in fraintendimenti imbarazzanti.