Uno degli aspetti linguistici più interessanti di ogni lingua naturale è la volontà di associare a un particolare verbo il suono emesso da ciascun animale. L’italiano ne è sorprendentemente ricco, specie in ambito ornitologico, dove forse qui più che altrove si trovano gli animali più canterini. Tra i verbi che stuzzicano maggiormente la mia immaginazione, e che presentano a volte al traduttore o alla traduttrice dei grattacapi non indifferenti, vorrei ricordarne alcuni:
- l’avvoltoio pulpa
- il gufo bubola
- il tacchino gloglotta
- il furetto potpotta
- l’orso ruglia (o con un termine più letterario bruisce)
- il pettirosso spittina ( un toscanismo che vale la pena importare)
- il pavone paupula
- la giraffa landisce
- il giaguaro brontola
- il cane ustola (ma non quando abbaia o latra)
- il corvo crocida o gracchia
Da notare che la rete è piena di queste liste, ma vanno spulciate bene perché non sempre sono attendibili. Ad esempio il verso del coccodrillo sembra eludere qualsiasi definizione. Alcuni siti parlano di muggire, nitrire o addirittura trimbulare (smentito da Treccani). Sono andato ad ascoltare il verso emesso da alligatori e coccodrilli e non mi sembra né un muggito né un nitrito. In inglese viene definito come un ruggito e forse l’inglese ci si avvicina. L’italiano fa brontolare il giaguaro e il brontolio ben si adatterebbe anche al coccodrillo quando viene disturbato.